Come già si può intuire dal nome, la stablecoin sono criptovalute il cui scopo è quello di rimanere legate al valore del dollaro il più strettamente possibile.
Vengono utilizzate per mettersi al riparo dalla volatilità del mercato, prendere profitto, attendere il momento per entrare, sono insomma entrate a pieno diritto nella strategia di ogni trader. Sono state e sono tutt’ora molto discusse, specialmente per quanto concerne quella a più elevata capitalizzazione, USDT.
Tecnicamente USDT aveva dichiarato di avere in seno il 100% dei dollari a copertura dell’emissione, dichiarazione in seguito ritrattata.
Comunque sia, Tether è stata pesantemente osteggiata per la sua presenza di rilevo sul mercato, ed è costantemente nel mirino dei regolatori che ancora non sanno come approcciare questa problematica.
Se avete pazienza e voglia di cercare in rete, la storia di Tether è curiosa e appassionante, inizialmente i fondi erano detenuti presso la Bank of Mellon americana, una delle molte banche usa, ma la prima per riserva non frazionaria.
Si da il caso che la banca centrale americana paghi il 2% annuo sui depositi fisici superiori ai due miliardi ed ecci che Tether da un lato era una gallina dalle uova d’oro e dall’altro cacca del diavolo.
Dopo questo breve excursus catalogheremo le stablecoin nelle loro classi d’appartenenza: Esistono stable sostenute da fiat, da altre criptovalute oppure quelle dette algoritmiche, che basano la propria emissione su smart contracts e algoritmi che ne gestiscono l’emissione. Una sorta di politica monetaria, insomma.
Di frequente vengono gestiti dalla blockchain Ethereum, ma si stanno affacciando alla finestra nuovi competitor per questa branca delle cripto che muove decina di miliardi di dollari al giorno.