Sempre per dovere di brevità e divulgazione, i temi sono trattati piuttosto superficilamente. Ciò non toglie che questo scritto servirà a farvi comprendere in maniera breve e concisa cosa sia il mining.
Il mining indica il lavoro eseguito dall’infrastruttura fisica sulla quale si basa la blockchain di Bitcoin. Decine di migliaia di macchine eseguono calcoli di forza bruta (come quelli eseguiti per scoprire una password, o come quelli che dovreste eseguire manualmente per aprire una cassaforte andando a tentoni) per trovare un hash.
Ora, per comodità, chiameremo l’hash, semplicemente “combinazione”
Una volta che una macchina (o la forza associata di più macchine), scopre una combinazione, la rete, in maniera indipendente, elargisce alla macchina che ha prodotto il lavoro, una ricompensa, detta “block subsidy”
La difficoltà di tale combinazione, è subordinata alla quantità di macchine (la potenza delle stesse in realtà), in funzione.
Tale difficoltà è tale da consentire che i blocchi vengano trovati mediamente in dieci minuti.
Essendo un calcolo randomico, nulla vieta che un blocco possa essere trovato in 10 secondi, o in due ore, come già avvenuto. Ma a tendere, verranno sfornati ogni dieci minuti.
Se domani vi svegliaste e compraste cinquantamila macchine per minare, inizialmente, i blocchi uscirebbero pià velocemente. E’ ovvio no? Se anzichè solo voi a tentare di trovare la combinazione della cassaforte, aveste una decina di amici a darvi man forte…la genialata di Nakamoto, sta proprio qui: Ogni due settimane circa, la difficoltà di Bitcoin si aggiusta in base al tempo di uscita dei blocchi, ovvero in base alla potenza aggregata di calcolo delle macchine che minano.
Questo, rozzamente, è il mining, questa, la proof of work.
Anche voi, a volte, siete chiamati a produrre proof of work.
Volete accedere a quella pagina? Indicate gli idranti rossi.
Nakamoto ha usato proprio l’hashcash utilizzato inizialmente come sistema antispam o anti dos.
Arriviamo all’halving, tanto atteso dai sostenitori di Bitcoin:
Ogni 210mila blocchi (circa 4 anni, se consideriamo un blocco ogni dieci minuti), la rete dimezza autonomamente l’emissione di Btc per ogni blocco trovato.
Inizialmente 50, poi 25, 12.5 e ad oggi 6.25.
E’ chiaro come, a parità di domanda, questo influisca sul prezzo di Bitcoin, anche se non in maniera immediata, per via di un processo che eventualmente spiegheremo più avanti, dovesse interessarvi.
Questo è il modello ad inflazione controllata, che governa Bitcoin.