Ethereum è una blockchain concettualmente simile a Bitcoin che ha una sua moneta nativa “Ether” .
La differenza fondamentale fra le due è che Eth propone di utilizzare la blockchain non solo per il mantenimento di una rete di pagamenti ed emissione decentralizzata, ma anche per stoccare linee di codice in grado di alimentare contratti intelligenti e applicazioni finanziarie decentralizzate, teoricamente inalterabili.
Questo nuovo concetto, difficilmente applicabile a Bitcoin per la sua struttura odierna, ha letteralmente aperto le porte a centinaia di audaci volenterosi col desiderio di riscrivere la finanza tradizionale, mettendo i mattoni per quello che è l’ecosistema defi in completo divenire.
Per le applicazioni defi che permette Ethereum rimandiamo al capitolo scritto appositamente.
Purtroppo Ethereum non riesce a slegarsi da quelli che sono i limiti della blockchain che è bene ricordare è stata appositamente progettata per essere lenta, inefficiente ma tremendamente sicura.
Tanto è vero che agli appassionati è noto un fenomeno conosciuto come “blockchain trilemma”, dove sicurezza, scalabilità e decentralizzazione sono in un equilibrio che viene irrimediabilmente a perdersi quando si effettua qualche modifica per privilegiare uno dei tre punti.
La congestione della rete, le fee elevate, i tempi di conferma, ma anche la decentralizzazione piuttosto opinabile sono alcuni dei più grossi problemi di Ethereum che mirano ad essere risolti con i prossimi corposi aggiornamenti.
Il suoi vantaggio temporale la porta ad essere la seconda criptovaluta più capitalizzata e dovrà mostrare nel tempo se riuscirà a mantenere il vantaggio del network effect sulle altre blockchain che ambiscono a divenire un grande computer più o meno decentralizzato in grado da servire come sovrastruttura per la finanza del futuro.
Da ricordare che gli indirizzi standard di Ethereum iniziano con 0x e contengono 40 cifre esadecimali.